(casa vacanze, APPARTAMENTI PER VACANZE SUL MARE AFRICANO di sciacca - AGRIGENTO SICILIA)
ALCUNE DELLE LOCALITA' DA
VISITARE RAGGIUNGIBILI IN MENO DI UN'ORA DI
MACCHINA DALLA NOSTRA CASA.
SELINUNTE
Il nome di Selinunte deriva dal greco Sèlinon, termine con
cui veniva designato l'appio, sorta di prezzemolo selvatico che, fiorito,
emana un intenso profumo), che cresceva abbondante nella zona e che compare
anche sulle prime monete coniate dalla città. Fondata da gente proveniente
da Megara Hyblaea nel corso del VII sec. a.C., Selinunte ha vita breve
(circa 200 anni di splendore), ma intensa, forse anche grazie all'azione di
un governo accorto dei tiranni che vi si sono succeduti. La prosperità della
città è testimoniata dall'ampia zona sacrale e pubblica che si estende in
tre zone distinte. |




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SEGESTA
Il teatro, edificato nel III sec. a.C. in periodo
ellenistico, ma sotto la dominazione romana, è costituito da un perfetto e
vasto emiciclo di 63 m di diametro sistemato su un pendio roccioso, i
gradini sono orientati verso le colline dietro le quali, sulla destra, si
intravede il Golfo di Castellammare. Ogni due anni, in estate, il teatro
rivive, si riempie di spettatori pronti ad assaporare, in un legame senza
tempo, le grandi tragedie e commedie che avvincevano gli Antichi.
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TRAPANI
LE SALINE
Le origini delle Saline risalgono
ai Fenici che accortisi delle propizie condizioni geografiche e climatiche
di questa zona, vi installarono delle vasche per la raccolta delle acque
marine, da cui estrarre il sale. In seguito, con Federico II, le Saline
acquistarono notevole importanza poichè egli le menzionò nelle Costituzioni
di Menfi, rendendole cosi di proprietà della corona. Nel tempo esse
conobbero periodi di floridezza che si alternarono a momenti di abbandono,
ma sono giunte sino ai nostri giorni nel loro splendore e nella loro
produttività. Il procedimento attraverso cui dall'acqua salmastra si arriva
alla produzione del sale in piccoli grani è lungo e per certi aspetti anche
complesso. L'acqua dapprima viene raccolta nelle cosiddette fridde (fredde)
per la loro bassa temperatura, che sono due vasche esterne e di dimansioni
più grandi rispetto alle altre. Attraverso un mulino centrale, l'acqua viene
passata nel vasu cultivu, cioè una vasca in cui vi sono residui della
coltivazione precedente che funzionano da agente lievitante. Da qui l'acqua
scorre sino alla ruffiana, cioè quella vasca che si trova nel mezzo tra il
vasu e le caure. In queste ultime vasche l'acqua si riscalda maggiormente e
diventa ancora più salina, assumendo così una colorazione di rosso intenso.
Infine, l'acqua giunge alle caseddi, cioè le vasche salanti in cui si
formano i primi strati di sale. In due particolari momenti dell'anno il sale
prodotto viene raccolto dalle vasche e disposto a forma di capanna lungo
tutto il perimetro circostante le Saline che vengono ricoperte da tegole per
proteggerle dal sole a dal vento. |






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FAVIGNANA
Due sono le spiagge principali: Cala Azzurra, piccola baia
sabbiosa a sud dell'abitato, e l'ampia spiaggia del Lido Burrone, sempre a
sud, ma leggermente spostata a ovest. Sono raggiungibili con mezzi propri o
con l'autobus che effettua il percorso ogni ora. Più spettacolari ed
affascinanti sono però le calette rocciose, in particolare la Cala Rossa e
la poco distante Cala del Bue Marino. L'aspetto più singolare di questi
luoghi è che sono zone di estrazione del tufo, e qui le cave (queste grandi
grotte la cui volta non è ancora crollata) si sviluppano in grandi e
misteriosi cunicoli esplorabili solo dotati di una torcia. Nell'altra, metà
dell'isola, le più belle sono Cala Rotonda, Cala Grande e Punta Ferro, punto
di partenza per gli amanti delle immersioni. |




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PALERMO
PIAZZA
Costruita negli anni 1554-55 dallo scultore manierista
fiorentino Francesco Camilliani, aiutato da Michelangelo Nacherini, era
destinata alla villa fiorentina di don Pietro di Toledo. Ma il figlio di
costui preferì venderla al Senato palermitano che l'acquistò nel 1573 per
ben 30 mila scudi. Nel 1574 i 644 pezzi marmorei giunsero a Palermo e
Camillo Camilliani, figlio dello scultore, accorse a collocarla. Fu
opportuno sistemare la piazza in funzione della fontana. I Palermitani
ebbero così un prodigioso monumento nel cuore della città e ne menarono
vanto per bocca del loro poeta Antonio Veneziano che dettò, in latino e in
volgare, ispirati distici per ognuna delle statue. |





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MONREALE
IL DUOMO
La costruzione di questo splendido
complesso che comprende, oltre al duomo. anche un'abbazia benedettina ed il
palazzo reale (trasformato alla fine del '500 e i Seminario Arcivescovile),
venne iniziata da Guglielmo II, nipote di Ruggero II, intorno al 1172. Vuole
la leggenda che la Madonna, apparsagli in sogno, gli suggerisse di edificare
una chiesa con il denaro celato dal padre in un nascondiglio di cui lei
stessa indicò l'ubicazione. La costruzione doveva essere grandiosa, per
eguagliare le cattedrali delle più grandi città europee e superare in
bellezza la Cappella Palatina, edificata dal nonno Ruggero. E così vennero
sicuramente impiegate le migliori maestranze, senza risparmio di fondi. La
chiesa era circondata a nord dal palazzo reale e a sud dal convento
benedettino di cui oggi si può ammirare il bellissimo chiostro. |




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AGRIGENTO
La Valle dei Templi
La Valle dei Templi rappresenta, a tutt'oggi, la testimonianza più sublime
della civiltà greca in Sicilia. Tra le campagne colme di mandorli in fiore,
lo sguardo si poggia sui meravigliosi ruderi dei templi che nel tempo hanno
conservato intatta la loro imponenza architettonica.
La Valle dei Templi sorge nella parte più a sud sulle vestigia dell'antica
città e comprende numerosi templi edificati nel V secolo a.C.. Essi furono
costruiti con tufi calcarei locali in stile dorico e rivolti verso est, per
rispettare così il principio secondo cui la statua raffigurante la divinità,
posta all'interno della cella d'ingresso, venisse illuminata dal sole
nascente. La Valle è stata istituita a zona archeologica che si estende su
una vasta area su cui si trovano, quasi allineati, i templi classificati con
i nomi greci delle divinità. Percorrendo l'itinerario consigliato troviamo:
Il tempio di Zeus Olimpio (Giove) che venne edificato per ringraziare il dio
Zeus in occasione della vittoria del 480 a.C. degli agrigentini sui
Cartaginesi. In origine il tempio, che fu uno dei più maestosi
dell'antichità, era lungo 113 metri e largo 56 metri. Esso presentava una
trabeazione sostenuta da colonne alte ben 20 metri alle quali si alternavano
i cosiddetti Telamoni, cioè delle gigantesche statue con sembianze umane.
Molti dei blocchi tufacei presentano tutt'oggi particolari incisioni a forma
di U che servivano a contenere la corda con cui veniva sollevato e sistemato
il blocco di pietra.
Il tempio di Castore e Polluce (Dioscuri), che venne eretto nel V secolo a.C.,
fu attribuito ai due gemelli nati dalla dea Leda e dal dio Zeus. Il tempio,
che rappresenta il simbolo della città di Agrigento, conserva solo quattro
colonne e una parte della trabeazione. Poco distanti da esso sono stati
rinvenuti due altari sacrificali, uno quadrato e uno circolare, appartenenti
probabilmente ad un originario santuario dedicato alle divinità infernali.
Il tempio di Eracle (Ercole), che è il più antico e di cui oggi sono
visibili ben otto colonne rastremate (assottigliate verso l'alto per
apparire più alte).
Guardando verso sud si trova la Tomba di Terone, grandioso monumento di
pietra tufacea e di forma piramidale, che venne edificato per ricordare i
soldati morti nella seconda guerra punica.
Il tempio della Concordia, che è l'unico giunto a noi nella sua integrità.
Edificato nel 430 a.C., nel VI secolo a.C. esso fu trasformato in un
edificio sacro, di cui sono ancora visibili le arcate inserite nelle mura
della cella centrale. In esso sono presente imponenti colonne rastremate e
la parte del fregio risulta decorata da triglifi e metope. Il nome Concordia
deriva da un'iscrizione latina ritrovata nelle vicinanze del tempio stesso.
Il tempio di Hera Lacinia (Giunone), che venne edificato intorno al V secolo
a.C. e incendiato dai Cartaginesi nel 406 a.C.. Esso fu attribuito a
Giunone, dea protettrice del matrimonio e del parto, e ha mantenuto
inalterato nel tempo il colonnato (solo in parte restaurato nel 1900) della
cella d'ingresso. Uscendo dal tempio verso est si trova ancora l'altare del
tempio.
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